Lettera 3:

Lettera a Babbo Natale


 

 

Entra Babbo Natale siediti! La lettera te la racconto, non la spedisco perché non ho il coraggio di rileggere quello che scrivo, così come non ho il coraggio di leggere nella mia anima. Con te, che rappresenti uno dei momenti più felici dell’anno, ma che al contrario per molti è anche uno dei più tristi, forse posso parlare con franchezza e dirti tutto. Vedi, anche quest’anno non vedrò i miei figli, non farò l’albero con loro, non scarterò i regali a mezzanotte, non pranzerò assieme a loro il giorno dopo. Non vedrò nei loro occhi felici e curiosi la gioia di svegliarsi e aprire le finestrelle del calendario d’avvento, mangiare trasgressivi quel cioccolatino che durante l’anno, inspiegabilmente non c’è come il loro papà. Tutte cose queste che negli anni che ho passato in una famiglia comune e troppo normale, la mia, giudicavo fastidiose, una seccante perdita di tempo. E quando i bimbi golosi scartavano i regali con i baffi di cioccolata sulla bocca e lo stereo mandava sempre le solite canzoni di Natale, immutate da quando ero bambino, i miei pensieri andavano all’altra, alle carte con gli amici, al videopoker o ad una buona bevuta in santa pace, pensando che ero ancora in tempo per liberarmi da pastoie che avevano fatto il loro tempo nella mia pazienza. Non vedevo o non volevo vedere che quella donna in sovrappeso, con i capelli in disordine e parecchio irritabile, forse aveva capito tutto e le mie panzane le scorrevano addosso facendola gelare, ma i figli ricevevano sempre e comunque un abbraccio caldo, sempre! Non vedevo o non volevo vedere che quella donna che aveva generato con fatica e sofferenza i miei figli aveva rinunciato ad una sua dignità professionale ed economica per dedicarsi a loro. Non vedevo o non volevo vedere che il tempo trascorso a lavarli, nutrirli, curarli ed ascoltarli non le consentiva di pensare a se stessa, per piacersi e piacere a me che avevo la testa da un’altra parte. Non vedevo tutto questo solo per la superficialità del mio sguardo, perché in fondo minorenne sono rimasto anch’io e il bacio taumaturgico che faceva scomparire i dolori e le insicurezze dei nostri figli, funzionava anche con me, nel tempo in cui si stava assieme e si costruiva un nido pensandolo per sempre. Non sono mai stato grato a quel bacio, che mi ha fatto crescere, che mi ha permesso di farmi una posizione e mi ha consentito uno status sociale banale finché si vuole, ma rispettabile e rassicurante. Andavo così alla ricerca di altri baci che davano vertigine e andavo alla ricerca di avventure economiche sempre più rischiose che consumavano il futuro dei miei figli. Il pensiero di una qualche responsabilità nei confronti della famiglia era come un insetto molesto e veniva schiacciato sul nascere. Non importa ora chi dei due abbia iniziato, chi abbia maggior colpa, chi sia stato la falla del prosciugamento affettivo di un nucleo, del nostro nido. Restano le macerie fumanti di una guerra che ha ucciso entrambi, lasciandoci poveri di morale e di denaro e tutto per la solita insormontabile parete di ghiaccio e fango chiamata incomunicabilità. Guarda dove sono ora, una stanza squallida e piena di biancheria sporca che geneticamente non sono programmato a lavare con regolarità, bottiglie vuote e un portacenere pieno di mozziconi e ricordi, un foglio a quadretti sul quale stancamente i miei figli mi hanno scritto gli auguri di Buone Feste. Così passerò il Natale, da solo e non ho più nemmeno la voglia di fare quello che mi è diventato un’abitudine da separato: passare il tempo in una sala scommesse o cercare qualche facile compagnia femminile. Ma sì, vedrò comunque i miei figli qualche tempo dopo le feste, ma inutile quella seccatura dei regali, delle canzoni, delle candele e degli auguri mi manca tanto, troppo! E la solitudine mi costringe a stare solo con la mia coscienza. La peggiore compagna che si possa desiderare. Da babbo a babbo ti chiedo così un regalo, grande e definitivo: dammi la capacità di dire sempre la verità a me stesso. Se la dirò a me la dirò anche alle persone a cui voglio bene e forse farò soffrire molto meno chi ancora prova dell’affetto per quello che era un padre e un marito poco diligente o forse poco intelligente, ma con un’anima e tornerò a trattare la madre dei miei figli non come una nemica, ma come la gran persona che è stata.